Come ci piace riconoscere, raccogliere e trasformare le erbe!
Dopo l’estrazione dell’acqua aromatica alla lavanda, oggi è stata la volta di una nuova pianta…
Le conoscenze di Marina, la padrona di casa, nascono da una grande passione per la terra e la dedizione allo studio: da oltre vent’anni esplora il mondo naturale degli endemismi sardi sperimentando le potenzialità d’uso di questo patrimonio, avendone fatto per anni anche la sua professione.
Per il laboratorio erboristico insieme agli ospiti (direttamente dalla Foresta Nera!) abbiamo iniziato al mattino presto, raccogliendo diversi mazzi all’interno del nostro ettaro: la pianta che ci interessa oggi, infatti, cresce con molto vigore vicino al frutteto dei frutti antichi della Sardegna, nella parte alta del terreno.
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Ottobre l’Essenza è il mese dell’Inula, che in italiano si chiama Enula, dal greco enàein, purificare: una pianta erbacea perenne dal portamento eretto e dai fiorellini gialli ermafroditi (i fiori del raggio sono femminili, mentre quelli del disco centrale sono bisessuali).
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L’impollinazione di questa pianta avviene tramite le farfalle, sia diurne che notturne, e tramite le api, soprattutto per l’abbondante produzione di polline e per la lunga fioritura.
La famiglia di appartenenza del genere Inula (Asteraceae o Compositae) è la più numerosa nel mondo vegetale, organizzata in quasi 1000 generi per un totale di circa 20.000 specie.
La nostra varietà di inula, che ha per nome scientifico inula graveolens per il suo profumo molto intenso, nasce spontaneamente in terreni collinari aridi, e possiede al suo interno, oltre all’inulina, la canfora che la rende balsamica e molto utile per noi a livello respiratorio. Nota per le sue proprietà calmanti della tosse, infatti, per esempio per bronchite acuta e cronica, come uso esterno viene indicata valida per risolvere diversi problemi della pelle, come eczema o herpes labiale o anche per punture di insetti. In alcune regioni dell’isola veniva usata anche come lenitivo per i dolori reumatici.
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I nostri ospiti sono stati fin da subito entusiasti di raccogliere con le proprie mani la pianta, scegliendo le parti migliori in modo da agevolare l’intero processo di distillazione dell’acqua aromatica.
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Una volta riempiti i cestini della quantità sufficiente di piante siamo tornati alla sala interna, precedentemente attrezzata e preparata con tutto l’occorrente per la distillazione. Siamo stati molto fortunati col tempo mite, perché in caso di pioggia non avremmo potuto fare la raccolta: la pianta deve essere asciutta, per lavorarla, e una volta raccolta la si deve trasformare immediatamente.
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Abbiamo riempito d’acqua di sorgente il pentolone del distillatore fino al livello della griglia di base; poi lo abbiamo riempito del tutto con l’inula sfusa e pulita, l’abbiamo chiuso ermeticamente e messo sul fuoco.
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Sistemata la vetreria sul tavolino in legno antico, abbiamo fatto gli allacci dei tubi per l’acqua di raffreddamento, e infine abbiamo avviato l’estrazione in corrente di vapore.
Il termometro deve raggiungere al massimo i cento gradi e continuare così in maniera costante, per circa due ore.
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Nel corso della mattinata abbiamo parlato anche di distillazione e proprietà curative di piante come la lavanda, la rosa, il rosmarino, il basilico, l’elicriso, l’issopo; è molto importante ricordare che l’acqua aromatica è utilizzabile sempre e solo per uso esterno.
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Le essenze sono qui e sono vive più che mai!
Alla fine del laboratorio, dopo una rigenerante pausa fuori al sole, ogni ospite ha riempito da sé la sua boccetta di acqua aromatica di inula, da portare a casa come ricordo tonificante per la pelle!
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