Secondo la storia ufficiale si torna indietro di quattromila anni.
Nel corso del secondo millennio a.C., con l’età del bronzo e fino all’età del ferro, in Sardegna si affermò la civiltà nuragica. Questa grandiosa civiltà costruì nell’arco di un millennio oltre settemila nuraghi su tutto il territorio sardo.
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Anche il territorio di Torpè, essendo stato intensamente abitato sin dal Neolitico, è interessato dalla costruzione di queste torri, soprattutto lungo le valli vicine al fiume. Su una superficie di circa 92 km, infatti, abbiamo un totale di 11 nuraghi!
La rappresentazione più semplice di questo monumento megalitico è una torre troncoconica simile a un cono rovesciato o tholos, conosciuto anche come nuraghe monotorre. Nel tempo l’architettura nuragica si è evoluta attorno alla torre singola, chiamata anche mastio, a cui si aggiunsero altre torri collegate tra loro ingegnosamente così da creare, a seconda del numero delle torri, nuraghi trilobati come il nuraghe Uliàna o nuraghi quadrilobati come il nuraghe San Pietro.
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Purtroppo non esiste un nuraghe intero, e la forma troncoconica di molti nuraghi è il risultato del crollo della parte finale.
Essendo costruiti a secco, bisogna sottolineare l’arte e la destrezza dei costruttori nuragici che hanno tramandato le loro opere per quattromila anni!
Anche le domus de janas e gli altri monumenti archeologici hanno un fascino incredibile per chi li visita oggi…
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I villaggi degli antichi sardi erano composti da semplici capanne di forma circolare con il tetto conico, come da ricostruzione nelle camere dell’Essenza.
La base era formata da grossi massi di pietra disposti a secco, mentre la parte alta si componeva di pali e frasche che si univano alla cima. All’interno, nel centro, veniva costruito un focolare e il pavimento era reso impermeabile da uno strato di argilla. Non mancavano sedili di pietra, disposti in modo circolare e delle nicchie o dei ripostigli.
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(Fonti: le informazioni storico-archeologiche di questo articolo sono tratte dai libri di Alberto Pala.)
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