“Il ruolo dei media digitali nella promozione delle imprese sarde. I casi d’eccellenza del nostro territorio”.
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Ieri 9 maggio 2015 L’Essenza è stata invitata a un incontro di Confartigianato Sardegna come uno dei casi di eccellenza per quanto riguarda la comunicazione sui social media. La giornata, dal titolo “Comunicare l’impresa sui social” e organizzata in collaborazione con l’Università di Sassari, è stata conclusa da una tavola rotonda in cui abbiamo potuto racre (insieme ad altri relatori di spicco come Serena Orizi, Lorenza Parisi, Giacomo del Chiappa e Alessandro Lovari) la nostra esperienza con le reti sociali per la promozione nel settore turistico.
Da quando l’abbiamo aperta, in quasi tre anni la nostra pagina Facebook ha raggiunto un numero di fan di quasi 5 mila utenti, che in media cresce del 10% circa alla settimana e occupa una fetta di oltre il 25% sul totale delle visite al sito (attraverso la condivisione di post sul blog). Il nostro account Twitter, che curiamo solo in inglese, è aperto da meno tempo ma ci sta dando molte soddisfazioni. Il nostro blog resta comunque il primo canale di riferimento della nostra identità sulla rete, lo strumento preferenziale per instaurare e mantenere la relazione con i nostri ospiti attraverso lo storytelling aziendale (una fetta del 35% circa sul totale delle provenienze).
Tralasciando nello specifico i dati e le cifre, abbiamo voluto portare la nostra attenzione sul senso e sulla tecnica delle nostre attività sul web. Ecco un breve profilo di Valeria Gentile, responsabile comunicazione e social media manager dell’Essenza:
Valeria Gentile si è laureata a Firenze in Media e Giornalismo con una tesi in Sociologia dei Processi Culturali e Comunicativi e ha studiato Storytelling alla Scuola Holden di Torino. Ha viaggiato in Europa, Africa, Medioriente e Asia e ha pubblicato diversi libri di narrativa e letteratura di viaggio. Ha maturato circa dieci anni di esperienza nel settore della comunicazione online e si è distinta come professionista su web 2.0 e piattaforme blogging, tecniche di ottimizzazione sui motori di ricerca, community awareness raising, nanoblogging e social networking. Ha gestito come blog manager e social media manager gli spazi online di Blogo, Blogosfere, Daonews, Edisfera, Enormo, Excite, Firenze.net, Il Reportage, Internazionale, ISayBlog, SegnaloItalia, Virgilio e altri.
Ecco in breve il suo intervento:
Né l’università né le mie esperienze nel settore mi hanno insegnato in dieci anni ciò che mi ha insegnato L’Essenza in due: un progetto per la prima volta anche mio su cui fare blogging e storytelling con cuore e tecnica.
Crediamo che i due grandi strumenti a nostra disposizione sul web, cioè il sito internet come vetrina statica e i social network come luogo di conversazione dinamica, si posizionino agli antipodi di un lavoro che ha invece nel mezzo la piattaforma blog. Infatti, mentre il sito è solo una vetrina e le reti sociali un insieme di conversazioni, il blog è la casa da cui ogni account deve partire e a cui ogni account deve tornare. Questo perché il potenziale cliente/ospite cerca dove andare e cosa acquistare sui motori di ricerca, e i primi risultati che trova sono i contenuti più freschi, aggiornati e attuali.
Se abbiamo paragonato il sito alla vetrina di un negozio, io paragonerei allora il blog con i suoi post alle corsie, gli scaffali e i banconi: il piano di lavoro su cui lo staff può far brillare i suoi migliori prodotti o servizi, in modo più o meno umano, personale e confidenziale a seconda della circostanza e dell’azienda.
Ma che cosa significa per noi dell’Essenza tenere questo blog?
Abbiamo sempre in mente che l’attenzione del nostro lettore è preziosa: è un tempo limitato che sceglie di togliere ad altro per dedicarlo a noi, e ce ne assumiamo la piena responsabilità. Per noi il blog non è solo un luogo in cui parlare di noi stessi, della nostra azienda – un parlarsi addosso che per definizione non è conversazione – ma comprende naturalmente il portare alla luce anche gli altri pianeti di temi che vivono nell’universo Essenza, cioè i temi che stanno a cuore a noi, al nostro target e che rientrano nei valori dell’azienda. Teniamo molto a costruire un legame duraturo e solido con chi crede in ciò in cui crediamo noi: turismo responsabile, ricettività ecosostenibile, rispetto dell’ambiente, aromaterapia e fitoterapia con gli oli essenziali, e così via.
Ma qual è la tecnica di costruzione di un post?
La rapidissima fruizione dei contenuti sui social non si traduce in una altrettanto veloce preparazione: il lettore impiega tre minuti per leggere un post che io ho magari preparato in un periodo che va dai due giorni ai tre mesi.
Assolutamente non tutto fa notizia: non si tratta di mettersi ogni giorno davanti alla pagina bianca dell’editor di testo e chiedersi “Che cosa ci metto oggi?” ma si deve avere qualcosa da dire, altrimenti è meglio restare in silenzio più a lungo tra un post e l’altro.
Una sorta di scaletta che si può tracciare dal mio modo di lavorare sul web content marketing è questa:
- Pensare. Può sembrare banale ma non è sto: pensare a come interpretiamo e comunichiamo l’azienda non è una cosa brutta. Non è un peccato mortale e non è nemmeno così spiacevole e inutile come dicono: dalla riflessione non solo può arrivare un’idea, ma se ti fermi a pensare a un articolo stai già migliorando di fatto la proposta aziendale.
- Non inventare ma trovare uno spunto, un dettaglio, una notizia che interessi molto a noi e alla nostra community
- Pensare ancora al valore che stiamo trasmettendo all’esterno. La seconda fase di riflessione è più precisa e dettagliata, circoscritta all’idea a cui vogliamo dare risalto questa volta: come una gestazione, come un vino che deve decantare per diventare migliore.
Dopo aver visto come costruire la struttura del post, che a questo punto è ancora solo uno scheletro di ciò che verrà pubblicato, vediamo come scriverlo, cioè come apliare ed elaborare i punti che vogliamo toccare fino a renderli fluidi in una lettura di senso.
Il percorso dallo spunto al post completo va nella stessa direzione che va dal singolo (chi scrive) alla community (i lettori, nel nostro caso gli ospiti, e il loro universo concettuale di riferimento).
Per fare questo abbiamo due supporti rari e non in commercio:
- La sincerità: non significa mettere a nudo le magagne dell’azienda né parlare terra-terra, ma affrontare con un linguaggio appropriato e in linea con la “personalità” dell’azienda i valori professionali di chi scrive, che coincidono con i valori aziendali.
- La generosità: non siate mai avari di racconto con i vostri follower. Dare, dare, dare, anche attraverso il coinvolgimento dei cinque sensi, è l’unica cosa che può favorire non solo la conoscenza indiretta di chi ancora non ha già toccato con mano la vostra realtà, ma anche la sensazione di appartenenza a un gruppo di persone che hanno a cuore gli stessi temi.
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Essere presenti sui social non è semplicemente aprire un account, ma esserci davvero come attori (anche per non rischiare che sia qualcun altro a decidere come si parla di noi online).
Le nuove tecnologie non sono altro che nuovi modi per esprimere antichissimi istinti che non ci abbandonano: il bisogno di relazione, di appartenenza, di condivisione e di coinvolgimento. Se i social sono fatti per le persone e non per le aziende, è importante tenere sempre a mente che quando un blog manager o un social media manager parla alla sua nicchia, è pur sempre una persona che parla a una persona (relazione one-to-one). Chiedermi come avere un profilo social coerente è come chiedermi come essere una persona coerente.
Non tutti possono farlo ma è più semplice di quanto si possa pensare. Basta essere un professionista (una persona) che:
- Parla solo di ciò che sa
- Possibilmente per esperienza diretta
- Aggiungendo qualcosa alla conversazione
- Altrimenti Tace
Ecco alcuni dei post che continuano ad avere negli anni un successo strepitoso: